No Mimose Ma Diritti

Questo 8 marzo giornata internazionale della donna sarà una giornata speciale, dopo le grandi manifestazioni che hanno dato una scossa d’orgoglio a tutta l’Italia del 13 febbraio.
Si è riusciti con quelle manifestazioni a mettere in un angolo per sempre, ciò che era stata definita festa della donna trasfondo una giornata d’impegno e di denuncia in una burla senz’anima ne ragione d’essere, anche questo è stato un riprendersi la propria dignità e non solo per le donne ma anche per tutti gli uomini, mariti, figli e compagni che da queste donne sono stati educati alla coscienza e al rispetto.
In Italia sembra che nulla cambi e se cambia…cambia in peggio, difatti se per decenni abbiamo sperato che gli altri paesi, meno evoluti e meno democratici, acquisissero i nostri diritti oggi, dopo quindici anni di governo Berlusconi e gli attentati alla democrazia della Confindustria e di Marchion, siano noi che stiamo perdendo i nostri diritti per trasformarci come i paesi a basso sviluppo democratico.
Un otto marzo che ha il coraggio di riprendersi e dire No ad un nome…che per decenni non è stato quasi più usato, ma dal profondo significato che è “ No padrone”. 
Basta avere padroni al posto di creativi ed etici imprenditori, basta padroni negli uomini che si permettono di violare le donne e basta padroni a capo del governo che ci considerano popolo e non cittadini con diritti.
L’Italia è una degli ultimi paesi europei per rispetto e sostegno alla donna la quale è sempre più  scacciata dal mondo produttivo,  senza alcun sostegno né per la maternità né per il suo ruolo sociale, in un’Italia che delega ormai a lei donna e ai nonni il welfare, mentre il governo se ne lava le mani.
Tutta la destra e i partiti d’ispirazione cattolica parlano del ruolo della famiglia senza mai sostenerla e senza mai impedire quella terribile pratica delle dimissioni in bianco.
Donne che sono assunte a tempo indeterminato o determinato che sono obbligate a firmare delle dimissioni “senza data”, in modo tale che se restano "in cinta" il datore di lavoro, anzi il padrone, le possa mettere alla porta senza tanti complimenti.

Pertanto non solo bisogna impedire questa pratica aberrante, ma bisogno garantire la sicurezza alle donne che diventano madri e per questo motivo chiediamo che nessuna donna possa essere licenziata se è in stato di gravidanza e che qualsiasi “lettera di dimissioni” possa in qualsiasi momento essere impugnata da una donna.  
Mentre  se si vuole realmente garantire la maternità e la famiglia nessuna donna  o uomo può essere abbandonato a se stesso se perde il lavoro, ma deve essere completamente sostenuta/o dalla stato sociale, come succede in tutta l’Europa evoluta, per i primi anni di vita dei figli.

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