Alluvione nel Veneto

Il Governo deve prendere atto della gravissima situazione nella quale sono precipitate intere zone della Regione e dei terribili danni arrecati ai cittadini, alle famiglie, alle aziende, all’agricoltura di questi territori. Il Governo deve stanziare risorse adeguate alla situazione. I 20 milioni finora stanziati, dei quali solo una parte per il Veneto, rappresentano una presa in giro. Non corrispondono nemmeno ai soldi che un solo deputato leghista trevigiano si è fatto destinare, nell’ambito della legge-mancia, alla associazione da lui presieduta, per la realizzazione di un velodromo in provincia di Treviso (30 milioni, 2 all’anno per 15 anni). Opera tanto opinabile da essere messa apertamente in discussione come inutile dal vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini.
Il Governo deve stanziare fondi adeguati perché è giusto e perché è un suo compito. Il fatto che il Veneto dia un grosso contributo alle casse statali, in quanto regione ricca e produttiva, anche se in misura minore rispetto a Lombardia e Emilia Romagna,  non rafforza la richiesta, ma è un fatto del tutto estraneo alla questione. Se ad un cittadino succede un incidente, l’assistenza sanitaria (in Italia) gli presta tutto il soccorso e l’assistenza necessaria affinché possa ristabilirsi e tornare in salute, indipendentemente da quanto egli versi di tasse. Si tratta di un diritto di cittadinanza.
Il Veneto merita il sostegno e l’attenzione del Governo perché è una regione che fa parte dell’Italia,  non perché negli ultimi decenni ha smesso di ricevere contributi come area depressa ed è invece diventata uno dei territori che contribuisce maggiormente al bilancio nazionale. E i cittadini del Veneto sono a tutti gli effetti cittadini dell’Italia, non dell’immaginario stato di  Padania come qualcuno vorrebbe. E’ la Lega che deve dimostrare di aver capito cosa significa unità nazionale. 
L’augurio che i veneti devono fare a se stessi è che il Governo in  questa occasione non si comporti come nel caso dell’uragano di Vallà a Riese Pio X, quando nel giugno 2008 l’allora ministro Zaia accorse sulle macerie fumanti con telecamere e fotografi al seguito a seminare promesse e ad annunciare l’imminente arrivo di Bertolaso, subito seguito dal ministro Bossi che si esibì sulle macerie telefonando in diretta a Gianni Letta per chiedere l’audizione in Consiglio dei Ministri del sindaco e dei presidenti di Provincia e Regione.
Bertolaso non arrivò mai e neppure avvenne l’incontro in Consiglio dei Ministri. Neanche i soldi sono ancora arrivati.
La Lega Nord è un partito politico che negli ultimi 10 anni, 8 li ha passati al governo del paese, e tutti e 10 al governo della Regione. 
Questo dato elementare sembra troppo spesso venir dimenticato dai dirigenti leghisti. Se la prendano con se stessi e con la loro capacità di difendere il territorio, del quale si riempiono la bocca ma che nei fatti indeboliscono fino a farne uno dei più fragili del paese.
Se la Lega è convinta già in partenza che dal Governo non arriveranno risposte soddisfacenti e che è necessario minacciare lo sciopero fiscale perché il Veneto sarebbe considerato di serie B, allora dichiari il suo totale fallimento come forza di governo e come rappresentante del Nord a Roma, tolga la fiducia al Governo e rinunci a tutte le prebende e ai posti di sottogoverno e alle lottizzazioni di cui è diventata specialista.
Giocare a fare tutte le parti in commedia, il partito di lotta e di governo, anche in una occasione drammatica come questa, significa giocare a lucrare elettoralmente sulla pelle degli alluvionati. Lo ha detto pure Bertolaso, di non politicizzare la catastrofe. E se lo dice pure lui, significa che davvero si è superato il segno quanto a spregiudicatezza e cinismo.
La Regione piuttosto metta in campo tutte le proprie risorse, 
rinunciando alle spese inutili come quelle per la comunicazione e la propaganda. Rimetta le risorse tagliate per la prevenzione del dissesto idrogeologico.
E riconsideri i contenuti del piano territoriale regionale di  coordinamento, lo strumento di pianificazione del territorio,  all’insegna di un nuovo paradigma che faccia del territorio e della sua integrità la prima e principale infrastruttura di cui ha bisogno la Regione. Basta al consumo del territorio, alla cementificazione dei terreni agricoli, alla impermeabilizzazione dei suoli.


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