NUOVO PIANO REGIONALE VENETO DI ATTIVITA' DI CAVA
Spett. Regione Veneto
Direzione Geologie e Georisorse
Cannaregio n. 99
30121 VENEZIA
Feltre, 20 gennaio 2014

Oggetto: osservazioni Piano Regionale attività di cava
          Facendo riferimento  PRAC,  esprimiamo tutta la nostra delusione nel vedere che si è perduta per l’ennesima volta un’ottima occasione per stipulare un protocollo che metta al centro della gestione del territorio. “Il territorio” stesso ed i cittadini veneti, e no, come in questo nuovo PRAC, gli interessi settoriali e politici degli scavatori, che tanti danni hanno già determinato in questi ultimi decenni.

Riaffermare delle analisi, smentite clamorosamente dalla realtà, che vede molte cave e miniere “già concesse”,
mai aperte per non necessità e richiesta di mercato riafferma,  la loro non utilità, è un errore madornale che avvantaggia un settore marginale della vita regionale a scapito dell’agricoltura e del turismo.

Continuare ad insistere che queste attività d’escavazione sono un’occasione per l’occupazione, in questo momento di grave crisi, è non conoscere l’attività d’escavazione che richiede pochissima manodopera e mai manodopera locale, è tentare con lo spettro della “povertà” ottenere dei consensi in nome e per conto degli interessi privatistici delle aziende d’escavazione

L’attività di cava e miniera danneggia irreparabilmente il territorio precludendogli il proprio sviluppo, anzi in alcuni casi è stata l’occasione per alcuni “ripristini all’italiana” che hanno determinato l’inquinamento delle falde e l’insorgenza di gravissime patologie, com’è successo in provincia di Venezia, che ci chiarisce totalmente la NON capacità di fare reali controlli sul territorio.

Riaffermare, come fa questo piano l’importanza per l’edilizia dell’attività di cava e miniera significa “soggiacere” a chi vuole ancora costruire, pur essendo ormai decine di migliaia le case ed i capannoni  sfitti  ed invenduti, mentre sarebbe ormai giunto il tempo di dare la priorità, anche agevolata fiscalmente, dell’utilizzo degli inerti che ogni comune ed ogni
attività edilizia produce a costi “quasi zero”.

Altro punto pericoloso e dolente è che non si vieta l’attività di cava e miniera in prossimità di corsi d’acqua, torrenti ed in modo particolare a sorgenti che forniscono acqua potabile,

l’esempio più grave è la concessione di miniera in valle di Schievenin

(mai aperta) con  la seguente richiesta di ampliamento ad 8 milioni di metri cubi fatta nel 2007/2008, dove il
Consiglio Regionale a larghissimi maggioranza ha votato contro, come  manifesta presa d’atto della sua pericolosità per le sorgenti del Tegorzo e per l’acquedotto di Schievenin, ma che ora si sdogana con questo nuovo PRAC, senza preoccuparsi che questa miniera confina con la stessa sorgente che fornisce acqua a più di 200 mila persone.

Grave anche la mancanza di fare una reale prevenzione di catastrofi, frane ed allagamenti che ne conseguono alle variazione e non manutenzione del territorio, dove l’attività di cava e miniera creano sinergie estremamente pericolose, in un territorio come quello Veneto e della provincia di Belluno totalmente a rischio dissesto idro-geologico.

Aver così gravemente deturpato il territorio in questi ultimi sessant’anni ci deve imporre di mettere il limite non solo alla concessione di nuove cave e miniera, ma di sospendere definitivamente tutte le concessioni mai utilizzate, altresì bisogna per alcune zone, come il Massiccio del Grappa, riaffermare che sono zone dove sia l’attività di cava ed ancor di più di miniera sono totalmente ed in termini assoluto vietare.

Chiediamo a questo PRAC di riaffermare che dove sia stato sancito che non è possibile fare attività di cava non si aggiri questo divieto con la richiesta dell’apertura di miniere.


Altresì riaffermiamo che nemmeno un metro di terra debba essere più scavato sottraendo terreno per lo sviluppo agricolo, visto che l’agricoltura in questo contesto di grave crisi economica, è l’unica attività in espansione e che promette dei sviluppi economico ed occupazionali d’estrema importanza.

Pur riconoscendo uno sforzo fatto  per la provincia di Belluno nel riaffermare quanto scritto  nell’ALLEGATO D Dgr n. 2015 del 04 nov 2013 pag. 39/152, rimane il tutto tanto generico e di buoni intenti che alla fine sarà totalmente e facilmente aggirato da un tecnico progettista a scapito dei legittimi diritti alla difesa del territorio dei cittadini.

Per finire Vi chiediamo di rafforzare e mettere ben in chiaro che il problema di cava e miniera ed il loro ripristino non cade sotto la responsabilità del singolo comune, dove si trova il sito, ma dell’intera zona compresi tutti i comuni limitrofi, perché il territorio, le falde d’acqua e l’inquinamento degli elementi non conosce confini ma riguarda tutti i cittadini veneti.

Sinistra Ecologia Libertà

Federazione di Belluno

Sezione Ambiente- Ecologia

Diego Pauletti

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