Valle del Mis e la Lezione della Valle della Loira
Domenica 22 luglio 2012 più di mille persone hanno partecipato alla marcia per la
difesa del territorio bellunese da un ulteriore sfruttamento idroelettrico.
La Direttiva Quadro Acqua 2000/60/CE, in tema di gestione
delle acque interne, sotterranee, costiere e di transizione, apre per la prima
volta nella storia della legislazione ambientale comunitaria a non considerare unicamente i parametri chimico/fisici
per raggiungere l'obiettivo del buono stato delle acque entro il 2015, ma
vengono introdotti obiettivi di qualità ecologica e idromorfologica dei corpi d'acqua. La norma intende promuovere l'integrazione delle
dimensioni qualitative e quantitative degli obiettivi ambientali.
Pertanto noi non possiamo guardare solamente
il luogo specifico della costruzione della centrale ma tutto il bacino idrografico della valle
del Mis.
La Direttiva 2000/60/CE pone come obiettivo la gestione sostenibile delle acque che ne
impedisca un ulteriore deterioramento; proteggendo e migliorando lo stato degli
ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente
dipendenti dagli ecosistemi acquatici .
Consolidato che l'acqua non è un prodotto commerciale ma un patrimonio comune che va protetto, difeso e trattato come tale, come sancito dalla da Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23.10.2000 che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque che ovviamente deve tener conto dei progressivi mutamenti climatici del pianeta e dell'utilizzo sregolato e crescente dell'acqua come se fosse un bene inesauribile.
L'aumento della costruzione di dighe, sbarramenti, canalizzazioni e infrastrutture che ne modificano l'andamento ed i naturali cicli idrogeologici, in nome d'una economia sempre più bisognosa di ACQUA ed energia, la classe politica nazionale e locale difende momentanei "benefici" economici i quali si trasformano nel medio periodo in danni gravissimi all'ambiente, alla bio disponibilità dell'acqua, minando anche dal punto di vista sociale l'integrità stessa dei paesi che vivono nei luoghi coinvolti da questo sfruttamento.
LA LEZIONE DEL BACINO DELLA LOIRA
Nel 1983 viene costituita l'EPALA (Etablissement Public
pour l'Aménagement de la Loire et de ses Affluents) un'istituzione pubblica avente
lo scopo di progettare e gestire la realizzazione di quattro sbarramenti e di numerose dighe. Obiettivo è la creazione di riserve
d'acqua per le attività agricole e il controllo, allo stesso tempo, delle piene che costituiscono un continuo
pericolo per le città vicine al corso del fiume.
Nel 1988, per incentivare una "cultura del
fiume" nasce il comitato "SOS Loire Vivante". Attraverso manifestazioni, azioni di sensibilizzazione, ricerche, conferenze e
occupazione di siti interessati dai lavori, si porta in primo piano
nell'opinione pubblica la questione del fiume e, più in generale, il tema della
tutela e salvaguardia dell'ambiente in Francia. Vengono proposte soluzioni alternative agli sbarramenti. Si fa strada un nuovo
approccio alla gestione dei corsi d'acqua basato non più su interventi infrastrutturali,
ma incentrato sulla conoscenza del fiume e sulla prevenzione dalle inondazioni:
non si cerca più di imbrigliare il fiume, quanto piuttosto di liberarlo dalle
restrizioni a cui l'uomo l'aveva sottomesso nel corso dei secoli restituendogli
il proprio originale territorio. · Tra l'88 ed il 94, nonostante l'avvio dei lavori, l'opinione pubblica, continuamente informata
ed aggiornata dalla Campagna "Loire Vivante".
Nel 1994, dopo
circa 6 anni di attività svolta su tutti i fronti (giuridico, mediatico e
scientifico), la Campagna "Loire Vivante" riesce a bloccare il Piano per
la realizzazione di opere e sbarramenti lungo il corso d'acqua. Il programma di gestione della Loira è totalmente rivisto ed
i manufatti costruiti in tutti quei anni sono “demoliti” per permettere al
fiume di riprendere il suo naturale corso.
Con l'esempio fatto dell'esperienza della Valle della Loira, vogliamo riaffermare l'importanza della lotta fatta dai cittadini e dal Comitato Acqua Bene Comune di Belluno.
Nello stesso momento vogliamo denunciare l'assenza e l'insensibilità di troppi partiti politici e d'amministratori, che "pensando-presuntuosamente" ai grandi sistemi o ai propri interessi immediati, permettono la distruzione dell'ambiente che i loro figli dovranno ereditare.
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