UNA FINANZIARIA CHE NON RISOLVE NULLA E PEGGIORA LA VITA DEI CITTADINI

Vi proponiamo di seguito intervento di Diego Pauletti segretario federazione di Belluno pubblicato dall'Associazione Oasi  di Belluno

La manovra finanziaria di Tremonti, non risolve nulla ma peggiora la vita dei cittadini, non riduce il debito pubblico ma partecipa alla creazione della crisi, riduce i servizi erogati dagli enti locali aumentando la creazione d’un sempre più ampio settore di cittadini che sono costretti a vivere  o in povertà od ai limiti della sussistenza.
Ovviamente nulla di strutturale e nessun accenno di cambiamento anche perché cambiare prospettiva d’interpretazione della crisi e delle sue possibili soluzione significa innanzitutto riconsiderare in termini critici che significa sviluppo e globalizzazione.

Pertanto impossibile per un governo di centro-destra rinnegare il modello di sviluppo che ci ha portato a questa ennesima crisi. Diciamo ennesima perché ovviamente non è l’unica ma solamente una delle tante e non sarà nemmeno l’ultima visto che si vuol mantenere uno sviluppo economico, finanziario,
bancario e fiscale iniquo e non etico.
Tremonti sostanzialmente rimanda il grosso” della manovra al 2014, sperando che le cose o si aggiustino da sole o che sarà compito del prossimo governo di “massacrare” (scusate il termine) i cittadini.
Per la riforma fiscale poco nulla  nessun tentativo di tassare le rendite, le grandi ricchezze e
tantomeno quello di far pagare il dovuto agli evasori.
Mentre, si colpiscono, gli stipendi pubblici, la scuola, la sanità, i disabili, aumentando l’età pensionabile per le donne, e conferma del blocco del turnover in molti Enti, e toglie certezza sulle aspettative di pensionamento.

Partirà dal 2014 il meccanismo degli adeguamenti triennali dei requisiti di età per accedere alla pensione di vecchiaia e di anzianità, sulla base della speranza di vita registrata dall'Istat (ma chi garantirà di vivere a lungo nessuno c’è l’ha ancora spiegato. Vengono confermate le finestre «mobili» introdotte dalla finanziaria del 2010, mentre per le pensioni (diciamo medie) si blocca la rivalutazione spingendo enorme  fasce di cittadini  economicamente “verso il basso” con ovvi danni ai consumi che significa ulteriore crisi per il commercio, per l’agricoltura,  e per le aziende di trasformazione ed il Made in Italy.

Per quanto riguarda la sanità si prevede tagli netti programmati per 8 miliardi di euro con l’abbassamento del tetto di spesa regionale per i farmaci, che determinerà l’aumento del costo dei farmaci a carico dei cittadini. Mentre l’introduzione di un ticket di 10 euro per le visite specialistiche e di 25 euro per le prestazioni di pronto soccorso che non siano considerate urgenti o gravi ( i “codici bianchi”) non solo colpisce in pieno petto i cittadini ma li spinge verso le strutture private determinando un’ulteriore inefficienza dell’utilizzo/sottoutilizzo delle strutture pubbliche. Ovviamente questo si manifesterà in modo drammatico in quelle province e comuni di montagna dove gli ovvi disagi, distanze e conformazione montuosa,  offriranno sempre meno servizi di qualità ed efficienza spingendo anche per queste motivazioni i cittadini all’abbandono della montagna.

Nulla c’è in questa finanziaria, né un progetto per risolvere il “problema” sanità, che non riguarda solamente l’efficienza ma in modo particolare su ciò che si deve intendere per sanità pubblica, per malattia e malato e la riconsiderazione di ciò che deve essere il farmaco. Se non poniamo al centro del problema sanità il cittadino e le sue esigenze, ineluttabilmente, come è avvenuto nel passato, la sanità sarà solamente una mastodontica occasione di guadagno per le case farmaceutiche che sono il vero potere, “occulto” causa del disastro finanziario della sanità stessa.
Disincentivare le visite specialistiche come gli esami clinici, come già da anni si tenta di fare, significa solamente non fare prevenzione e peggiorare la salute dei cittadini, specialmente quella a più basso reddito fornendo nuovi e indifesi “clienti” alle multinazionali del farmaco.
Il taglio ulteriore dei finanziamenti di decine di milioni di euro agli Enti Locali  non solo metterà in ginocchio definitivamente la Provincia ed i Comuni ma non risolve né il problema degli sprechi né quello d’una seria gestione del territorio .
In questa situazione il problema specialmente per i comuni sarà fare cassa svendendo il proprio patrimonio, spingendo sull’edificazione incontrollata e come vuole questa finanziaria anche la vendita delle società partecipate dei Comuni, perché come si voleva per l’acqua, tutto passi in mano ai privati.

La famiglia e i cittadini in difficoltà sono completamente dimenticati come nulla si farà per combattere la povertà che interessa l’11,0% delle famiglie italiane e per arginare quel 29,2% di giovani (tra i 15-24 anni) che non trovano alcun lavoro e sono disoccupati (dati Istat, a maggio 2010).
La nostra netta impressione che la manovra Tremonti assomiglia troppo a ciò che la Confindustria e Marchionne auspicano da mesi mentre nessun ripensamento è fatto sulle cause stesse della crisi dove per l’ennesima volta si tenterà di aggiustare il bilancio dello stato tagliando le risorse, le prospettive, il futuro dei giovani e di tutti i cittadini i quali saranno sempre più poveri e indifesi.

Siamo arrivati “a un bivio” da una parte il progetto Berlusconi e Lega Nord che rimandano il disastro di alcuni anni ma: certo sarà il disastro pagato da tutti noi.
Dall’altra, la necessità immediata di nuove elezioni, per aprire un grande progetto di rinnovamento e riprogettazione di ciò che noi tutti vogliamo per l’Italia e per il nostro futuro, sostenuto da uno sviluppo economico opposto a quello speculativo e della finanza di Berlusconi e Lega, basato sull’etica e dove i reali interessi dei cittadini devono essere l’unico e irrinunciabile bene comune.
 Diego Pauletti

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