Niente asilo per i profughi africani


FELTRE. Né diritto d'asilo, né protezione sussidiaria. La commissione territoriale competente ha respinto le richieste dei profughi.

Le speranze erano tante in modo particolare nei confronti  dell'organo giudicante, che ha esaminato le domande scritte di asilo politico dei profughi e che ha ascoltato le storie personali di ognuno in occasione dei colloqui avuti nella sede territoriale di Gorizia.

La speranza di tutti erano riposte nella sensibilità, che quest’organo competente, doveva
tenere in conto e considerazione che la situazione di ritrovarsi  profughi, da parte di questi lavoratori africani, non era stata una loro libera scelta, ma un’imposizione del governo di Ghedaffi visto che furono caricati a forza sul battello e cacciati verso Lampedusa in quanto non libici e dalla pelle d’un altro colore.

«Adesso (i profughi) si chiedono cosa succederà e cosa faranno” visto che tutto il Nord Africa è in un profondo cambiamento e se si prospetta una lenta normalizzazione, questa è dovuta solamente e limitatamente agli interessi di sfruttare ed acquisire le risorse petrolifere, non a caso aggi il presidente francese Nicolas Sarkozy e il premier britannico David Cameron, saranno a Tripoli e poi a Bengasi proprio per discutere sia sulle forniture di gas e petrolio sia sulla ricostruzione.

Delusione, rabbia ed incertezza per il domani per questi profughi che non sanno cosa succederà, in un mondo che vuole rafforzare la libera circolazione delle merci e della finanza ma che crea caparbiamente sempre nuove barriere per la circolazione delle persone e della cultura.

In questo contesto il Circolo di Sel di Feltre,  ha riaffermato:

«Non ci rassegniamo e li aiuteremo a ricorrere contro questa decisione, con l'aiuto e il sostegno di quanti credono ancora in valori come la solidarietà l'umanità, e in un Veneto accogliente, purtroppo ce lo aspettavamo per diversi motivi previsti dalla legge, soprattutto perché le condizioni che hanno determinato il loro allontanamento dai paesi d'origine non sono più determinate da conflitti, guerre in atto o rischi di persecuzioni etniche (anche se spesso rimangono latenti o non del tutto risolte), ma solo da ragioni economiche che non danno diritto alla protezione umanitaria. La guerra in Libia pare in via di risoluzione, però quanti pensano che in poco tempo la situazione tornerà, se mai lo è stata, alla normalità? E chi può credere che sarà un luogo dove lavorare senza rischi per chi ha la pelle nera?», osservano. «Noi abbiamo imparato in questi mesi a conoscerli, a discutere con loro, a sperare in un futuro meno drammatico per ragazzi spesso molto giovani, che speravano di poter riprendere a vivere e lavorare qui».    



Di seguito l'intero comunicato stampa:

NE’  DIRITTO D'ASILO né PROTEZIONE SUSSIDIARIA. Respinti!!!

Questa la decisione della Commissione Territoriale competente a decidere sullo status dei profughi fuggiti o cacciati dalla Libia e ospitati per tutti questi mesi dalla Caritas feltrina. Persone che dopo mesi o anni di lavoro in Libia, emigrati o fuggite dai propri paesi d'origine, non hanno più potuto inviare alle proprie famiglie quel sostegno economico fondamentale alla sopravvivenza e non sono più potute  tornare in patria per ragioni politiche, etniche o di latente stato di guerra. Tutti, indistintamente, che  provenissero dalla Liberia, dal Senegal , dal Mali , dal Gambia o Burkina fasu, o dalla Nigeria

Purtroppo ce lo aspettavamo per diversi motivi previsti dalla legge perchè le condizioni che hanno
determinato il loro allontanamento dai paesi d'origine  non sono, o non sono più ,determinate da conflitti, guerre in atto , o rischi di persecuzioni etniche  (anche se spesso rimangono latenti o non del tutto risolte)  ma solo ragioni economiche che non danno diritto alla protezione umanitaria.

Ma forse questa decisioni dipende anche dal clima politico allarmistico sugli sbarchi in Italia; ora che la guerra in Libia pare in via di risoluzione non ci sarebbe più motivo di accoglimento e gli accordi con il nuovo consiglio transitorio nazionale (CNT) libico  prevedono, come quello con  il precedente   governo di Gheddafi, respingimenti e controlli alle frontiere per impedire gli sbarchi  ( ma quanti in questi giorni hanno documentato l'accanirsi con violenza contro le persone provenienti dall'Africa subsahariana, considerati indistintamente come mercenari di Gheddafi; quanti pensano davvero che in poco tempo la situazione in Libia tornerà, se mai lo è stata, un luogo dove poter tornare a lavorare senza rischi per chi ha la pelle nera.

Noi abbiamo imparato in questi mesi a conoscerli, a discutere con loro, a sperare  in un futuro meno drammatico per questi ragazzi, spesso molto giovani, che hanno rischiato la vita in drammatici viaggi su barconi stracarichi, in condizioni disumane, e che oggi speravano di poter riprendere a vivere e lavorare in questa città che per loro sarebbe stata una nuova casa.

Non ci rassegniamo e li aiuteremo a ricorrere a questa decisione, con l'aiuto e con il sostegno di
quanti credono ancora  in valori di solidarietà,umanità, in un Veneto accogliente.

Zoubida Ghezali 
Alberto Domenichini

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