SON PASSATI 30 ANNI, TINA MERLIN
Cara compagna Tina,
son passati trent'anni da quando ci hai lasciato, eppure la tua presenza è stata ogni giorno sempre più nitida e vera...vera come il sole, il vento, la pioggia e la terra, come i principi e le ragioni che ti hanno fatto, da ragazzina correre tra queste nostre montagne per portare "parole scritte" tra i partigiani e da donna, ti hanno fatto alzare la voce "scritta", l'unica, in questa terra aspra e dura come la pietra.
Un destino il tuo, dove ciò che sembrava un bianco-foglio muto e senza una verità, s'è trasformato, attraverso la danza delle tue dita sulla tastiera della tua macchina da scrivere, in una grande verità di lotta, contro i luoghi comuni ed una politica "criminale".
Un Veneto difficile, quando tu scrivevi, perché impregnato di sudditanza culturale ed

Tina...con orgoglio ci hai insegnato ad essere partigiani, perchè non si può far finta di nulla e ritenersi non coinvolti ed estranei a ciò che avviene nel nostro paese, per questo motivo, anche nei momenti di difficoltà, le tue parole sono state di sprone e conforto per i nostri cuori e ci hanno sempre ricordato che è possibile andare avanti e combattere per il bene comune.
Grazie amica, sorella, madre e compagna Tina, grazie ancora per il tuo Amore e grazie per essere nata bellunese e per aver lottato per questa nostra terra.
V.A. Sel federazione di Berlluno
A Tina
La mattina del 9 ottobre di 48 anni fa mia madre ci fece alzare presto e ci accompagnò in cucina. La stufa era accesa da ore, il tepore che emanava, di solito così accogliente, non bastava a sciogliere la tensione di quel momento. Poi mia madre ci disse che a Longarone, a pochi chilometri da casa nostra, era successa una cosa terribile: una montagna nella notte era d’un colpo caduta dentro al lago del Vajont sollevando un’onda enorme che aveva travolto i paesi sottostanti.
Non avevo ancora tre anni eppure ho un ricordo nitido di quella mattina. La dimensione di quella tragedia mi era incomprensibile. Perché una montagna improvvisamente cade in un lago? Allora anche il monte dietro casa nostra poteva precipitare e travolgerci nella notte? E come si può anche solo immaginare un’onda enorme in mezzo alle montagne che strappa via le case dal suolo e il calore dalle vite degli uomini ? (nella foto Tina as 12 anni)
Ho trovato le risposte giuste solo molti anni dopo leggendo “Sulla pelle viva” il libro di Tina Merlin da cui ha tratto ispirazione Marco Paolini per il suo grandioso pezzo di teatro “Vajont 9 ottobre 1963. Orazione civile”
In questo libro coraggioso, che trovò un editore disposto a pubblicarlo solo vent’anni dopo che era stato scritto, Tina Merlin, allora cronista dell’Unità, ricompone la storia della costruzione della diga del Vajont da parte della Sade società privata per la produzione e l’erogazione dell’energia elettrica, come serbatoio che alimenterà la nascente industria metallurgica di Porto Marghera (Venezia), l’enorme manufatto alto 261 metri per una portata di 150 milioni di metri cubi d’acqua viene costruito in una zona geologicamente pericolosa.
Tina Merlin dalle pagine dell’Unità, negli anni precedenti alla tragedia denunciò più volte nei suoi articoli ciò che si stava svolgendo nel silenzio delle istituzioni. Nel 1959 fu addirittura processata per «diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico».
Eppure Tina non mollò mai. Nei suoi articoli smascherò l’arroganza dei poteri forti che consapevoli del pericolo incombente perseguivano il profitto ad ogni costo, denunciò la complicità di tanti organi dello Stato, i silenzi colpevoli della stampa e l’umiliazione subita dai valligiani.
In questo momento storico dove ad ogni angolo spuntano lacchè arroganti e asserviti al potere, la figura di Tina Merlin per la sua grande professionalità e la sua onestà intellettuale appare inavvicinabile.
Grazie Tina
Tina Merlin
nasce a Trichiana (Belluno) il 19 agosto 1926.
Durante la guerra di liberazione è staffetta partigiana.
Dal 1951 al 1967 è corrispondente locale del quotidiano “L’Unità”.
Sono questi gli anni in cui esordisce come scrittrice con il racconto pubblicato su “Noi donne” 57, che gli vale un premio.
Nel 1957 appare Menica (Renzo Cortina Editore, Pavia) raccolta di racconti partigiani.
Nello stesso periodo segue da vicino le vicende del Vajont, prima e dopo la catastrofe del 9 ottobre 1963 che costò la vita a duemila persone.

Dopo una breve attività all’estero, per la Radio di Budapest in lingua italiana, riprende la collaborazione con l’Unità da Vicenza.
Segue le lotte degli operai tessili di Valdagno che documenta nel volume Avanguardia di classe e politica delle alleanze (Editori Riuniti, Roma 1969) e dei ceramisti di Bassano che racconta nel volume Siamo tutti una famiglia (Odeonlibri Editrice, Vicenza1982).
L’anno dopo, nel 1983, dopo essere andata per anni alla ricerca di un editore interessato, pubblica per le edizioni La Pietra di Milano Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe, in seguito ristampato da Il Cardo di Venezia e Cierre di Verona, ELLE U’ Multimedia Roma.
Nel 1970 si trasferisce alla redazione dell’unità di Milano e da qui nel 1975 a Venezia dove dirige le pagine regionali del Veneto.
Collabora a varie riviste: Noi donne, Vie nuove, Rinascita, Patria indipendente, L’uomo e l’ambiente, di cui è direttrice, Veneto emigrazione, Vie nuove dell’agricoltura.
Socia fondatrice nel 1965 e per lungo tempo membro del Direttivo dell’Istituto Storico Bellunese della Resistenza, ora anche dell’Età Contemporanea (Isbrec), collabora alla sua rivista “Protagonisti” con saggi e interventi sulla storia della resistenza e la partecipazione delle donne, e sulla società locale tra guerra e dopoguerra.
Sempre per l’Istituto partecipa a vari convegni con contributi quali:

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