Niki Vendola e la Questione Morale

Il Pd è nei guai giudiziari: molto fango sul partito di Bersani, o semplicemente le inchieste su Penati, Tedesco, Pronzato hanno qualche fondamento?«Le inchieste svelano il fango che c´è dentro tutti i sistemi di potere, che
scorre nelle vene della politica quando diventa povera di passioni ed è avvelenata dalle lobby e dai trafficanti di consenso. Vorrei non mettere esclusivamente sulle spalle di un partito una questione che interroga tutti noi, visto che a 20 anni da Tangentopoli, come nel gioco dell´oca, torniamo alla casella di partenza. Se ai tempi di Mani pulite la corruzione definiva una sorta di patologia, oggi l´impressione è che siamo dinanzi alla fisiologia del sistema politico innervato di corruttela e affarismo».Lei fa di tutta l´erba un fascio?«Parlo del centrosinistra, di tutti noi, con un´avvertenza: per noi non vale e non può valere la parabola evangelica del “voi guardate la pagliuzza nel nostro occhio invece della trave nell´occhio del centrodestra”, perché penso che i fenomeni di pubblica immoralità non si possono pesare, non hanno una gerarchia. Il punto è: la questione morale è o no una grande questione politica, che ha a che fare con la fragilità costitutiva della nostra borghesia? Siamo di fronte a una sorta di “mucillagine” istituzionale e la politica è spiazzata. Il ceto politico è un insieme di negoziatori di interessi localisti, lobbistici, corporativi. Se la politica si organizza come mercato elettorale, allora la compravendita si potrà fare in Transatlantico, in quello che è diventato il paese di Scilipoti».
Tuttavia, Bersani fa bene a minacciare una class action degli iscritti contro la macchina del fango sul Pd?«Capisco la difficoltà che vive il Pd in questo momento e anche il sentimento di assedio che si riverbera nelle parole di Bersani. Però credo che bisogna evitare di imboccare le scorciatoie, o di offrire rappresentazioni complottistiche: il problema c´è ed è gigantesco, chiama in causa la nostra capacità di rinnovamento».
La diversità della sinistra è quindi perduta?«Esiste, se la sinistra è capace di denunciare l´immoralismo di una classe dirigente che fa operazioni di vera macelleria sociale. La diversità vive in un programma in grado di ribaltare quella incredibile coazione a impoverire i poveri e arricchire i ricchi. La questione morale è questione politica e sociale. Si dice che la politica è una casta, più che altro rischia di essere la guardiana degli interessi di tante caste. Solo lo 0,7% degli italiani denunciano redditi superiori a 100 mila euro all´anno, ma basta affacciarsi nei porticcioli per avere un´idea sommaria ma efficace di quanta ricchezza e lusso ci siano, senza rispondere a un dovere di solidarietà e di austerità».
Non trova imbarazzante il “caso Tedesco”, che è stato ex assessore della sua giunta in Puglia?«Oggi quella vicenda è consegnata alle aule giudiziarie. Ma tempeste giudiziarie hanno riguardato la sanità piemontese e quella lombarda. L´organizzazione della sanità è il più gigantesco luna park affaristico-corruttivo del nostro paese».
Ha detto di volersi ritirare da questa politica che non le piace: ci ha ripensato?«Sono entrato in politica subendo il fascino di Enrico Berlinguer: non mi sento un uomo in carriera e talvolta ho schifo sia del fango che della macchina del fango, e ci sono momenti in cui viene voglia di evadere. Ma non abbandono la battaglia politica. Non è una marcia indietro la mia rispetto a quanto detto. Però voglio combattere i miei avversari senza bisogno dello sputo, provando a rispettarne l´umanità. Il centrosinistra deve costruire un´offerta politica contro i ladri, una grande alternativa di valori, il racconto di un´Italia migliore fondata sulle virtù civiche e i beni comuni».
Giovanna Casadio
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